Successo di critica e pubblico al Verdi di Salerno, per la rilettura del capolavoro di Ludwig Minkus da parte della compagnia del Teatro dell’Opera di Varna e del coreografo Sergey Bobrov. Sugli scudi Natalia Bobrova e Danylo Motkov che hanno interpretato i ruoli di Kitri e Don Basilio
“Don Chisciotte – un pensionato tutto acciacchi e malandato, che sognava le avventure dei suoi libri di letture – piano piano, lentamente, perde il senno della mente e un bel giorno, stai a vedere, vuol partire cavaliere. Don Chisciotte della Mancia, col fedele Sancio Pancia, al cantar del primo gallo parte in sella al suo cavallo, vecchio, stanco, dormiglione quasi quanto il suo padrone. Magro, asciutto, zoppicante, si chiamava Ronzinante…..” Ci piace salutare con il ricordo di questa infantile filastrocca il ritorno della figura di Don Chisciotte al teatro Verdi di Salerno, stavolta in forma di balletto, che dal 13 al 18 maggio ha di fatto conquistato la città, grazie alla grande professionalità e passione della Compagnia del Teatro dell’Opera di Varna. “Si sale in palcoscenico solo provando dalle sei alle otto ore – ha rivelato il sovrintendente dell’ istituzione nazionale bulgara Daniela Dimova che ha seguito nei due spettacoli serali i propri ballerini – perché quando si alza il sipario, sia esso uno spettacolo di prosa o un concerto, o un’opera lirica, o un balletto, tutto deve essere perfetto, che sia la prima o la centesima replica”. Una disciplina severissima che ha portato la compagnia ad esibirsi praticamente una settimana di seguito, considerando anche la generale per le scuole e per il cartellone del Verdi, con lo spettacolo completo. La visione superba di una passerella di grande abilità tecnica da parte dell’intera compagnia, poi i colori, la dinamicità, il virtuosismo, la magnificenza e la caratterizzazione, attraverso scene e abiti, fanno di questo balletto uno dei più popolari e vivaci del repertorio tradizionale. Sergey Bobrov, ha adattato una una coreografia straordinariamente ricca di virtuosismi di vivacità, con situazioni di carattere comico, sacrificando il ballet blanc e privilegiando l’aspetto folkloristico ed il colore che l’ambientazione suggeriva, trasformando in realtà la storia, basata sul romanzo di Miguel de Cervantes, un pretesto per proporre, nell’ambito della tradizione russo-francese dell’epoca, un balletto spagnolo sul collaudato cliché dei due giovani Kitri e Basilio, il cui amore, osteggiato dal padre di lei, trionfava grazie all’intervento di don Chisciotte, che diviene, così una presenza comprimaria necessaria unicamente per conferire unità al racconto. Ne viene fuori, dunque, una storia di gente comune alle prese con le sue vicissitudini quotidiane in una Spagna solare e gioiosa, popolata dalla sua gente più genuina. Non è facile esprimere il piacere che è scaturito nel pubblico, dopo aver assistito alla stupenda performance della Compagnia di Varna, che di questo Don Chisciotte ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia. La Natalia Bobrova (per le repliche Mara Salvaggio) ha impersonato Kitri, mostrando temperamento, carattere e frizzante interpretazione ed ogni suo gesto è stato di una grazia deliziosa, grazie anche alla sua bellezza, alla salda tecnica e alle perfette linee che possiede. La sua caratterizzazione è passata dalla spigliata commedia del primo atto, dove ogni passo, anche il più virtuosistico come i lift del passo a due, è stato colorito nel suo significato, fino alla sfida finale dove lo splendore accademico dell’adagio si stempera nel solo in un fuoco d’artificio di brillante gaiezza, contrappuntato da sguardi, giochi di spalle e fulminanti passés e piqué. Di giovanile baldanza, insieme a notevole presenza scenica, si è rivelato il Basilio dal doppio ruolo interpretato di Danylo Motkov e Mirko Andreutti, che ha entusiasmato il pubblico soprattutto con i grand Jeté en tournant e naturalmente i famigerati fouettes, oltre il manèges Eccellenti i ruoli di carattere, il Don Chisciotte di Vladimir Mozgovoi, un po’ sognatore e un po’ svagato, ma di grande umanità, il rozzo e simpatico Sancho Panza di Matthias Gluck e Luc Burns, il burbero Lorenzo di Sam Darwell e il buffo Gamache, ruolo in cui si sono alternati nei vari giorni Vittorio Scole, Giovanni Pompei e Timofei Fedotov, mentre, nelle scene danzate hanno spiccato ancora loro nel ruolo dell’ aitante Espada; Roberta Pereira e Clara Gonzalez, che hanno schizzato frizzante ballerina di strada insieme alla Mercedes di Martina Perfetto e Maria del Mar Bestard Gaya e le amiche di Kitri Andrea Nicole Conforti e Aurora Damele. Fulgida la presentazione delle danze destinate al corpo di ballo Agnese Di Dio Masa, Monica Ballester, Matthias Gluck, Luc Burns, Alessio Cavalera, Luigi Shopuk, in particolare quella Seguidilla del primo atto riproposta con impetuosa e appassionata carica come prevista anche dall’esecuzione musicale, con le scene e i costumi di Asya Stoimenova, che ha vestito tutti con l’uniforme della cuadrilla, la celebrata traje de luces con montera, estoque e muleta e l’adattamento coreografico di Sergey Bobrov da Petipa ha scongiurato il rischio di lambire il pericoloso confine del kitsch, così il Don Chisciotte ha continuato a palesare l’esuberante incisività di una danza che ripudia l’affrancamento dall’orditura del soggetto. Se è condivisibile l’idea che “questo Don Chisciotte senza età e senza tempo aiuta a essere felici a farci uscire da teatro una volta tanto con il sorriso sulle labbra”, è altresì vero che proprio questo grande titolo del repertorio corrobora i plurimi ed estesi scenari che il balletto ottocentesco preserva e continua a squadernare.Le