Il flautista svizzero in duo con il pianista Raffaele Maisano ha fatto da padrino a Falaut e ai Concerti di Villa Guariglia 2023, in una affollata Cappella Palatina
di OLGA CHIEFFI
Fu l’eccezionale primo flauto dei Wiener Philharmoniker Wolfgang Schulz ad inaugurare i matinée che, dettero poi vita alle diverse rassegne dei Concerti d’Estate di Villa Guariglia. Qualche giorno fa, l’incantevole suono di Sèbastian Jacot, prima parte dei Berliner Philharmoniker, elevato tra le antiche pietre della Cappella Palatina di Salerno nel Complesso monumentale di San Pietro a Corte, con un concerto promosso dal CTA Salerno aps, con il patrocinio morale del Comune di Salerno e in sinergia con la Fondazione “Filiberto Menna” e dall’Associazione AFI-Falaut, ha fatto da preludio a due importanti cartelloni, la XXVI edizione di Villa Guariglia in Tour, che prenderà il via il 4 luglio, unitamente al Falaut ideato dal Maestro Salvatore Lombardi, che si svolgerà a Salerno dal 22 al 24 settembre con il gran Gala finale, in cui verrà consegnato il premio alla carriera a Benoit Fromanger, ospite del Teatro Verdi, dopo una “open session del flauto” nella città di Salerno, fatta di approfondimenti musicologici, conferenze, dibattiti, seminari, spazi espositivi, flashmob.
Sebastian Jacot a sei anni avrebbe voluto suonare il sassofono, ma non era ancora il momento, e chiese qualcosa di facile, di poco impegnativo per imparare la musica, ed ecco il flauto, prima dolce, quindi traverso, ma mette le mani anche sul sax, naturalmente, solo che per ora non si immagina in concerto con questo strumento. In duo con il pianista Raffaele Maisano, ha affrontato in apertura la Sonate di Paul Hindemith. Esuberanza strumentale, per Jacot ricchezza nelle sonorità, su quella particolare armonia molto progressiva basata su di una tonalità ampliata ma non abolita, secondo una linea melodica costituita da intervalli brevi con mezzi ritmici volutamente lontani dalla divisione classico-romantica, non ha avuto un solo istante in cui sia calata la tensione, l’ispirazione, racchiusa in architetture sonore sorrette da una grandissima solidità in piena empatia con il pianista.
Della gemma della serata il concerto in re minore di Carl Philipp Emanuel Bach, per flauto solo, ci ha rivelato, che lo imparò a memoria in una notte e lo considera divertimento puro, un particolare rock and roll, gioia profonda e felice nostalgia, composto da un uomo folle come lui. Cambia suono per questa pagina Jacot e il suo flauto per magia diventa un traversiere d’epoca, timbricamente ricco, dalla purezza cristallina e di un’inconsueta profondità, un suono dalla rotondità e dall’equilibrio assoluto tra le ottave, con quel quid che evoca in particolare il violino, l’arco con le sue variazioni di peso, quel timbro e quella “pasta” sonora, unica capace di veicolare le emozioni, lo stile e naturalmente il silenzio assoluto, per sfociare nel più caloroso degli applausi. Ancora un’opera per flauto solo, la Sonata Appassionata di Sigfrid Karg-Elert uno straordinario e lirico assolo di cinque minuti dai tratti tipicamente tardo-romantici, ricco di slanci alternati a momenti meditativi, frasi incantatorie che sembravano non finire mai, dove i fiati scomparivano nel flusso musicale, dove il suono sembrava prolungarsi senza interrompersi, all’infinito.
Ed ecco la Sonata di Francis Poulenc in cui Sebastién ci ha iniziato all’arte della “resonance”, vale a dire di una tecnica che consente una propagazione del suono in ampiezza, paragonabile, nel pianoforte, alla tecnica delle “cadute” e quell’indimenticabile Do della trentacinquesima battuta nella Cantilena capace di investirti per pienezza e potenza, proprio perché scevro da qualsiasi forzatura. Finale dedicato a Johann Sebastian Bach con la Sonata per flauto e basso BWV 1034, in mi minore, eseguita finalmente con lucidità e leggerezza, con gioia e riflessione sul suono, essenza di un flautismo nitido, quasi smaltato, in confidenza fisico-mentale con la cappella in cui si laureavano i medici della Schola Medica Salernitana. Applausi scroscianti e bis per il duo con ancora Bach, con la Sonata BWV 1035, teatralità gestuale e sonora per Jacot, a conferma della sua estetica del concerto, che realizza “Body & Soul”, componendo per l’incantato uditorio un’esperienza di totalizzante bellezza.
foto di PASQUALE AURICCHIO