Il cantattore casertano, presenterà sabato 28 gennaio, negli spazi del Teatro Sant’ Alfonso di Pagani, Carosonamente, in quartetto con i Solis Strings
di OLGA CHIEFFI
Durante la guerra erano penetrati di colpo nel nostro paese e in particolare a Napoli i nuovi ritmi americani e il jazz. Quei ritmi avevano portato una ventata nuova anche nella nostra musica leggera e uno dei demiurghi di questa contaminazione fu Renato Carosone. Pagine di musica ben assemblati, gocce d’America, di flamenco, di tango, di bajon e di cultura musicale nostra, ripulita da memorie imbalsamate, è questo il Renato Carosone che ascolteremo sabato sera, alle ore 20,45, da Peppe Servillo e i Solis Strings, ovvero, Luigi De Maio, ovvero Vincenzo Di Donna al violino, Gerardo Morrone alla viola e Antonio Di Francia, violoncellista e chitarrista oltre che straordinario arrangiatore delle musiche dello spettacolo “Carosonamente” di Peppe Servillo.
Il concerto principierà con il brano “I tre guagliune” e lo stesso Peppe Servillo ne approfitta per presentare la formazione. “Innanzi tutto la Buona Creanza: Buona Sera “, il quale introdurrà la sua personale gesamtkunstwerk, con la quale ritorna all’epoca romantica e ancora più dietro a quella lingua che credevamo perduta, quel tempo in cui il linguaggio riuniva in sé musica e poesia, a cui lui ha aggiunto diverse altre arti, teatrale, tersicorea, quale compagne di vita, assimilando al proprio percorso artistico elementi e sfumature mediate dal proprio vissuto, riappropriandosi delle proprie origini, riavvicinandosi ad una concezione della musica quale espressione totale. Quindi un omaggio a Renato Carosone e dintorni con “Torero”, “O sarracino”, “Maruzzella”, “m’aggia cura’” , “Pigliate na’ pastiglia” , “A Casciafforte”, “Tu vuo’ ffa l’ americano” , “Dove sta Zaza’ “ assumeranno una rinnovata “veste” grazie agli arrangiamenti originali della musica dei Solis String Quartet, passando poi, per “Esta’“ dedicato all’atavica e innegabile pigrizia dell’animo napoletano di rinviare sempre, di fare le cose anche le cose più urgenti o “dimane”, o all’ ultimo momento, sino a “Caravan Petrol” che entusiasma il pubblico presente che tributa loro un lunghissimo ed affettuosissimo applauso.
Renato Carosone è tra i pochi personaggi che hanno saputo conquistare l’Italia della gente semplice e quella degli intellettuali. Mescolando i nuovi suoni del Rock, del jazz, dello swing, del boogie e del be-bop alla tradizione e farcendo i suoi testi di ironia leggera ed efficaci allusioni, ha accompagnato la ricostruzione del secondo dopoguerra. Quando ha cominciato, la sua Napoli era distrutta anche moralmente dai bombardamenti, cercava faticosamente di rimettersi in cammino, a piedi, alla ricerca di se stessa e di un briciolo d’entusiasmo. Quando abbandona le scene, nel 1960, lascia un’Italia in pieno boom, bagnata di euforia, benessere economico e spensieratezza che viaggia in “600”. Fin da ragazzo, Renato Carosone ha coltivato, parallelamente alla musica, l’arte del disegno, frequentando anche l’Accademia di Brera, per circa due anni. Per Carosone, la pittura come la musica deve essere invenzione. I suoi quadri, originali, capaci di rubare immediatamente l’occhio, contengono gli stessi ingredienti delle sue canzoni: ironia, garbo, profondità.