Una rappresentanza del magistero di canto del Conservatorio “G.Martucci” di Salerno parteciperà domani sera al Gran Galà di San Valentino, sul palcoscenico del Teatri Kombetar i Operas, Baletit dhe Ansamblit Popullor, nell’ ambito degli accordi firmati da Abigeila Voshtina e Fulvio Maffia
di OLGA CHIEFFI
La notte di San Valentino a Tirana, avrà il suo preludio musicale sul palcoscenico del teatro dell’Opera di Tirana, con un gran galà lirico che vedrà il debutto delle più belle voci educate al magistero del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno. I soprano Alessandra Basso, Lau Fortino, Francesca Siani e Giorgia Vitiello, incontreranno la scuola di canto d’Albania con il tenore Matias Xheli, il mezzosoprano Suada Gjergji, il baritono Artur Vera e il basso Xhieldo Hyseni. Alle loro spalle l’orchestra dell’ Opera di Tirana, per la quale sono stati stretti degli accordi di collaborazione con il nostro conservatorio, in particolare con legni e ottoni, per i quali quindici ragazzi suoneranno a turno per un mese, grazie ai vulcanici offici del nostro docente di esercitazioni orchestrali Jacopo Sipari di Pescasseroli, tra Fulvio Maffia e la sovrintendente Abigeila Voshtina, diretta da Vakhtang Gabidzashvili. La prima parte della serata sarà interamente dedicata a Wolfgang Amadeus Mozart e sarà inaugurata dall’ouverture delle Nozze di Figaro: qui il sorriso è fresco, come quello dei giovani in palcoscenico, il tono drammatico filtra qua e là, emoziona il frenetico, la musica trabocca limpidezza, sciorina brillìì, nella dissipazione di una giovinezza creativa, perfino snervante, in una ripetuta serie di garbetti, ritrosie, stoccate, morsetti, capricci, gridolii, tintinni e piumette.
La forza vitale di cui è intrisa la partitura è evidente, ma rivela anche altro: brevi fanfare, improvvisi scoppi di suono, crescendo che si collocano già vicini agli esempi rossiniani, repentini cambi di orchestrazione e di colore, uno spirito cavalleresco che anticipa anche la licenziosità dell’Allegro dell’ouverture al Don Giovanni. Alessandra Basso darà, poi, voce ad Elettra con la sua aria di sortita: “Estinto è Idomeneo? Tutte nel cor vi sento” dal primo atto dell’Idomeneo Re di Creta, che possiede una introduzione orchestrale in cui le viole recitano un ruolo preminente, inquiete e ruvide. Ricca di melodia, ritmo e colore orchestrale, con figurazioni guizzanti dei flauti, i trilli dei violini e violenti sforzati. Non vi sono particolari agilità, ma molti “salti di voce”dal grave all’acuto, la vocalità è martellata, rigorosamente sillabica ad esprimere una ribollente passione. Elettra è una maschera di gran donna, impetuosa e calcolatrice, tutta dominata dal sentimento amoroso che interpreta con smodata visceralità, che anticipa Donna Elvira del Don Giovanni. Giorgia Vitiello esordirà, invece, nel ruolo di Pamina, con l’aria “Ach ich fühls”, dal secondo atto del “Die Zauberflote”, uno dei brani più tragici e toccanti che Mozart abbia mai composto.
Non a caso è scritta in sol minore, la tonalità che il genio salisburghese riservava proprio alle partiture con cui voleva trasmettere un profondo senso di lamento e di tragedia. Il brano, lento e bellissimo, sembra quasi di impostazione “bachiana”: Mozart lascia infatti la linea melodica alla sola voce del soprano, mentre l’orchestra si limita a punteggiare il tema. Entra in scena il tenore Matias Xheli, nei panni di Tamino con l’unica sua aria, “Dies Bildnis ist bezaubernd schön”, dal I atto del Die Zauberflote, uno delle poche pagine celebri per tenore scritte da Mozart che, com’è noto, preferiva le corde gravi, con la sua frase melodica iniziale che ha l’effetto di esprimere quell’indimenticabile e irripetibile momento dell’amore a prima vista, un amore unico e ideale, degno di una fiaba. Si ritorna alle Nozze, al IV atto, con Lau Fortino che interpetrerà Susanna con la sua intensa aria “Deh, vieni, non tardar”, con il suo testo evocativo, la melodia semplice e la cadenza ondeggiante, quasi “arcadica”, perfetto richiamo alle gioie dell’amore segreto. Finale della prima parte del Galà affidata al celebre terzettino dal I atto del “Così fan tutte” “Soave sia il vento” con Alessandra Basso nel ruolo di Fiordiligi, Suada Gjergji in quello di Dorabella e Xhieldo Hyseni in quello di Don Alfonso il brano è coinvolgente al punto che percepiamo la struggente emozione dell’addio. Anche Don Alfonso si unisce all’augurio e partecipa al canto restando del tutto serio, come se il viaggio stesse avvenendo per davvero. L’ouverture del Don Pasquale di Gaetano Donizetti, aprirà la seconda parte del concerto con quel suo solo di violoncello, la cui melodia verrà ripresa nel terzo Atto con la “Serenata” di Ernesto, per poi passare al frizzante motivo della cavatina di Norina. Una vera prova d’esame per ogni baritono rossiniano affronterà Artur Vera, nei panni di Dandini nell’aria “Come un’ape nei giorni d’aprile” dal I atto della Cenerentola di Rossini, esibendosi, dopo le virtuosistiche colorature, in spudorati elogi alle due figlie di Don Magnifico (Xhieldo Hyseni), al quale paragona indelicatamente Clorinda (Lau Fortino) e Tisbe (Francesca Siani), “Son tutte papà”, che aveva già intonato durante l’aria; e ora azzarda una frase in latinorum, “Tales patris talem filias”. Ed ecco in scena Nemorino, che avrà la voce di Matias Xheli e Adina, interpretata da Giorgia Vitiello per il duetto del I atto dell’ “Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti “Caro elisir, sei mio! Nemorino, fiducioso di aver nelle mani il potente elisir, incomincia a berne grandi sorsi diventa presto euforico e sicuro di sé, tanto da manifestare indifferenza nei confronti di Adina, la quale si irrita per il suo atteggiamento. Francesca Siani ritorna in scena con l’aria di sortita della Giulietta belliniana, “Eccomi in lieta vesta”.
Lo stridente contrasto tra i lieti preparativi per le nozze e la tristezza, nel sapersi vittima sacrificale di un’unione detestata si sostanzia in un recitativo suddiviso in tre sezioni e sorretto da un cangiante ordito orchestrale. Esitanti figurazioni degli archi enfatizzano innanzitutto il senso di smarrimento della giovane che, vestita da sposa nelle sue stanze, si dichiara piuttosto pronta a morire, lanciandosi in impervie e volitive fioriture vocali. Finale rossiniano con “Zitto,zitto, piano piano” dal I atto ancora de’ “La Cenerentola”- Se il primo verso di questo vivace quartetto ricorda un celebre terzetto del “Barbiere di Siviglia” (“Zitti zitti, piano piano / non facciamo confusione”, nel finale del secondo atto), per il resto il brano mette in mostra la fortunata vena melodica e compositiva del cigno di Pesaro, che fonde alla perfezione le quattro voci, ovvero di Francesca Siani, Lau Fortino, Matias Xheli e Artur Vera, con l’accompagnamento strumentale. Siamo certi, però, che un brindisi finale, nella migliore tradizione delle feste non potrà mancare, nel salotto di Tirana.