Incursioni salernitane della Banda musicale dell’Aeronautica da Camerota a Salerno, agli ordini del Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano, protagonista di scelte e interpretazioni raffinate e coinvolgenti, ottimamente supportato dagli strumentisti della sua formazione
di OLGA CHIEFFI
Abbiamo vissuto un anno speciale con la Banda Musicale Nazionale dell’Aeronautica Militare le celebrazioni dell’Arma Azzurra, che ha visto la formazione “volare” fino a Washington ed esibirsi agli ordini della bacchetta del Maggiore Pantaleo Leonfranco Cammarano, impreziosire teatri e piazze d’Italia. Un centenario che ebbe il suo prelude a Roma, in auditorium, con il piccolo Rogerad abbracciare il sogno del volo sulle note briose ed ironiche di “Madamina, il Catalogo è questo….” e la sfilza di concerti è stata davvero lunghissima, in un abbraccio infinito del pubblico. Il cognome del Maestro Cammarano, non tradisce le origini cilentane, nonché l’appartenenza al prestigioso magistero musicale di fiati, che in banda ha diverse punte di diamante e ci siamo ritrovati ad applaudire la formazione da lui dirette, in due incursioni salernitane, nella sua Camerota, protagonista del premio Nassirya al Teatro Kamaraton, sia a Salerno per le celebrazioni ufficiali del Centenario. Il concerto di Camerota fu aperto da un “Buonasera, Maestro!” illuminato da una luna blu. Musica per la X edizione del Premio Internazionale Nassiriya per la Pace organizzato dall’Associazione Elaia di Vincenzo Rubano, con il patrocinio del Parlamento Europeo, del Ministero della Difesa e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con premio consegnato alla Banda e al Maestro stesso “Per l’alta competenza e per l’instancabile impegno profuso per la sicurezza aerea della nostra Nazione, per aver portato aiuto alla popolazione civile in occasione di molteplici emergenze sanitarie e di calamità naturali. Per aver operato a protezione di popolazioni oppresse in ogni parte del mondo e per aver contribuito nei suoi 100 anni di storia al mantenimento della pace e della stabilità internazionale. Per aver dato lustro all’Italia“, in una serata dedicata al cornista assassinato, Giò Giò Cutolo, alla presenza della signora Daniela Di Maggio, che insieme alla signora Zakia Seddiki, moglie dell’ambasciatore Luca Attanasio ucciso nel 2021 nella Repubblica Democratica del Congo, l’attore Gaetano Stella, che ha letto una lettera dal fronte di un soldato italiano della Prima Guerra Mondiale, ospiti d’ onore premiati.
Il Maestro Leo Cammarano, figlio d’arte di papà Vincenzo, ha saputo rinnovare il repertorio della formazione, cimentandosi nell’arte dell’arrangiamento e della trascrizione. A Camerota ha infatti proposto nell’anno celebrativo della nascita di Sergej Rachmaninov, il suo Caprice Bohémien, impreziosito da un rubato completamente naturale, una saturazione e un corpo soddisfacentemente avvolgente per il e l’ influenza sulla modellazione di tutti i momenti più teneri e riflessivi della partitura e il bel solo del I Luogotenente Remo Izzi al corno, omaggio al creatore della scuola di musica del paese, in cui un po’ tutti si sono formati, attraverso la marcia di Vincenzo Ciociano, Nostalgica, che sapeva d’antico e nostalgico, e ancora nella sua ancora meravigliosa sintesi di presenza vibrante e ampio suono, nella Sinfonia Nobilissima di Robert Edward Jager, interpretazione centrata della I tromba Angelo Zanfini, nel solo de’ La Strada del Ritratto Felliniano, che ha da evocare un suono mai perfetto, guitto, emesso da Gelsomina, e il flauto di Antonio Fazzone, che ha inaugurato il girotondo di Otto e Mezzo, e ancora il I Piccolo in Mi Bemolle di Leonardo Abbruzzo nel medley di Peeters dedicato alle musiche di Charlie Chaplin. Applausi e quella standing ovation che, quando si è sul “suolo natale”, ha un valore e sapore diverso.
Il debutto salernitano assoluto della Banda Musicale dell’Aeronautica, voluta in città fortemente il Generale Isp. Capo Gennaro Cucciniello, fondatore dell’Associazione Arma Aeronautica Aviatori d’Italia di Salerno, ha salutato un programma veramente eterogeneo, con ancora solisti in grande spolvero, a partire dal flicorno baritono di Samuele Traficante, nella virtuosistica Danza di Gioachino Rossini, bella pasta di “voce” che ha reso scintillante la tarantella in riva al golfo di Napoli, ma non possiamo dir parimenti della Carmen che s’ è avanzata in palcoscenico per “L’amour est un oiseau rebelle”, affidata al mezzosoprano Salvina Maesano, in un’ atmosfera di attesa che ha rotto un po’ il fiato in gola alla cantante, la cui voce è risultata dismogenea e velata, facendo poi il bis con il secondo inno d’Italia, ‘O sole mio. Assolutamente perfetto, invece il I Lgt Matteo Guarino, nella Bohemian Rhapsody, che ci ha riportato in quella Night at the Opera evocando la voce di Freddie Mercury un prodigioso riassunto di alcuni secoli di storia della musica popolare europea e non.
Ci sono i canti di Natale in chiesa, i Platters, i Led Zeppelin, l’opera, il melodramma di Monteverdi, le cantate di Bach, le melodie corali di Verdi, Frank Sinatra, il musical di Broadway. Il tutto preso e frullato senza rispetto per successioni cronologiche: il canto da chiesa si innesta sulla power-ballad, con Guarino che si atteggia a guitto e a dandy e non disdegna il crooning, le asprezze e il falsetto. Scelta raffinata, poi, per i classici, dall’ouverture dei Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi, in cui i sassofoni hanno chiaramente presa propria iniziativa di “muovere” il Cantabile secondo il sentire musicale di una sezione che ha la fiducia di poter “far” da sola, il Michail Ivanovič Glinka dell’ ouverture di Ruslan e Ludmilla, che sotto la particolarità dei suoi temi e sotto i suoi colori sgargianti cela una base ancora rossiniana, bruciante attacco molto temuto, e in seguito le difficoltà non vengono affatto risparmiate ai fiati, come nel fittissimo chiacchiericcio degli strumentini a poche battute dall’inizio, da cui la banda dell’Aeronautica è uscita a testa alta, come dal Sogno dal Guglielmo Ratcliff di Pietro Mascagni, padrino della formazione e della Tregenda dal secondo atto de’ “Le Villi”, di Puccini, nelle cui pagine è spiccata un’esecuzione di grande forza drammatica e concisione. Menzione per l’eccellente timpanista Michele Camilloni, e il ricordo dell’ultimo concerto del trombonista Sergio Saudelli.
Fiori targhe per orchestra e istituzioni e bis, il Mambo da West Side Story di Lenny Bernstein con la banda in bello spolvero che, dopo pezzi di difficile esecuzione, ha desiderato liberarsi di ogni tensione e danzare, coinvolgendo il pubblico in sala.