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A Scario “Ein musikalischer Spass”

  • Agosto 18, 2018
  • Olga Chieffi
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Un insulto al prestigioso nome del Teatro di San Carlo, l’abituale galà lirico che si è svolto nella perla del Golfo di Policastro.

 

Gran pubblico per l’abituale gran galà lirico che chiude la prima settimana di agosto a Scario, una tradizione che ha oltre vent’anni, voluta dal presidente della ProLoco Giuseppe Cangiano e da quest’anno curato dall’Avvocato Franco Maldonato, direttore artistico di CulturArt 2018, che anima la perla del golfo di Policastro. Se le ultime estati erano state animate dagli stakanovisti musicisti dell’est-Europa, “portati” da Leonardo Quadrini, e presentati con aneddoti musicali, tra fantasia e storia, dallo stesso Pino Cangiano, quest’anno è toccato all’Ensemble Musicanto, sbandierato in locandina quale orchestra e soli del Teatro San Carlo di Napoli, diretto da uno dei baritoni del coro partenopeo, Giancarlo Amorelli, con una guida all’ascolto fornita da Franco Maldonato.

La serata, dovrebbe essere considerata una vera e propria “spedizione punitiva”, per dirla nel gergo dei manager musicali, degli strumentisti che citiamo: al flauto Gianpiero Pannone, all’oboe Mattia Grande, al clarinetto Mariano Lucci, Fabrizio Fabrizi e Francesco Palumbo alla tromba, Antonio Colica, Maria Rosaria Improta, Nicola Marino, Alessia Avagliano e Giuseppe Carotenuto al violino, Andrea De Martino e Roberto Bottino alla viola, Francesco Parente e Andrea D’Angelo al cello, Paolo Di Iorio al contrabbasso e Bruno Persico al pianoforte. Le avvisaglie di una serata a dir poco improvvisata si sono avvertite nel huapango di “America”, da West Side Story di Lenny Bernstein, niente di più che un 6/8, che ha disunito immediatamente l’ensemble.

Tra l’immancabile Ennio Morricone, che ha avuto il suo punto culminante nell’evocazione del solo di tromba, che fu tra le lacrime di Michele Lacerenza, del film “Per un pugno di dollari” da parte della prima tromba del massimo napoletano Fabrizio Fabrizi, suono classico per una pagina che deve essere sapida di polvere, sudore e morte, ma che attendevamo nel concerto per due trombe di Antonio Vivaldi, non più eseguito, e la definizione di unica serenata satirica composta da Wolfgang Amadeus Mozart, della celeberrima Ein Klein Nachtmusik, K525 in Sol Maggiore,  da parte dell’ Avvocato Franco Maldonato, confusa evidentemente col divertimento K522 in Fa Maggiore, il Musikalischer Spass, per due violini, viola, contrabbasso e due corni, noto anche come “Scherzo musicale” o con il titolo “I musicanti del villaggio”, a causa delle volute dissonanze, che ben si sarebbe adattato alla serata, è iniziata la lunga serie di pagine liriche.

Voci rotte, ben oltre il viale del tramonto, quelle dei coristi del San Carlo che, si sono ritrovati ad essere solisti per una sera, diretti dal loro collega di formazione Giancarlo Amorelli, il quale vanta un curriculum di titoli conservatoriali invidiabile, quasi a suffragare l’adagio “Carta canta!” (…e villan dorme), a cominciare dal soprano Margherita Pucillo, che ha inteso trasformarsi in una Mimì délabré, e ancora i tenori Pasquale Bruno, già noto alla stampa salernitana per una Epifania canora al teatro Verdi, il quale ha gnaulato nell’addio alla vita di Mario Cavaradossi, per non parlare del basso Antonino De Lisio, un Escamillo in costume zorresco ai limiti del ridicolo per figura e, soprattutto, voce e della star assoluta Walter Omaggio, il quale ha messo in mostra difetti e abitudini dei tenori, su cui da sempre si satireggia.

Peccato per i giovani che hanno, purtroppo, dovuto far solo da contorno a questi artisti del coro, sul filo, oramai, della pensione. La platea ha calorosamente abbracciato il tenore Ivan Lualdi, perfetto nel ruolo del Duca di Mantova, con il suo canto leggero e scanzonato per l’aria “La donna è mobile”, e  il mezzosoprano Beatrice Amato, pupilla di Andrea Carnevale, che ha valorizzato, con una tavolozza timbrica ricca di sfumature e sonorità ora pastose, ora lineari, “The Prayer”, il duetto tra Andrea Bocelli e la Dion, in coppia con Pasquale Bruno, il solo di “C’era una volta il West” e “Torna a Surriento”, unitamente alla giovane voce sopranile di Sara D’Ambrosca protagonista del canzoniere napoletano.

Un’occasione mancata per porre in luce le splendide voci del vivaio del nostro territorio che certamente calcheranno palcoscenici prestigiosi e anche quello del teatro più bello del mondo, il San Carlo, speriamo non accompagnati da coristi di tal calibro. Applausi della piazza, ma si sa, è lirica d’estate.

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Olga Chieffi

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