di OLGA CHIEFFI
Serata di gala all’auditorium della Rai di Napoli, per celebrare in musica due anniversari che hanno scritto la storia del nostro paese, il centenario dell’Aeronautica militare e i sessant’anni del Centro di Produzione RAI del capoluogo campano. Dinanzi ad un prestigioso parterre, introdotto dai cadetti dell’Accademia di Pozzuoli, in veste di perfetti stuart, tra cui hanno preso posto Luca Casali, comandante dell’accademia partenopea e di Antonio Parlati, direttore del Cptv di Napoli, unitamente all’Ammiraglio l’ammiraglio Stuart Munsch, comandante delle forze navali statunitensi in Europa, si è schierata la Banda dell’Aeronautica Militare, una formazione di estrema compattezza e di qualità ricercata nelle diverse sezioni e prime parti, agli ordini del Maestro Pantaleo Leonfranco Cammarano. Una serata, condotta da Cecilia Donadio, alla quale se volessimo trovare una parola chiave questa è certamente sfida. Un termine che ha accomunato tutti i filmati e gli interventi, sia riguardanti l’arma del cielo, con il piccolo Roger che si leva in volo dalla sua bicicletta sulle note mozartiane dell’aria de’ “Madamina….Il catalogo è questo”, sia nelle parole del generale Silvano Frigerio, del generale Luca Casali, comandante dell’accademia di Pozzuoli, oltre che del Capo di Stato Maggiore AM Generale di Squadra Aerea Luca Goretti, in un messaggio video, dal sogno, al progetto, alla ricerca, alla sfida, per quel “Volo verso il futuro”, e, naturalmente anche per il centro di produzione Rai di Napoli che prese il “volo” con “Senza rete”, verso produzioni innovative, verso traguardi che non sono stati, né saranno mai punti d’arrivo, ma sempre punti di partenza, come si è potuto ammirare nella mostra fotografica nel foyer. Sfida è termine dell’ arte tutta, i celebrati piloti delle frecce tricolori non sono mai paghi quando spengono i motori dei loro MB.339A, gli strumentisti della banda, il loro maestro, parimenti, tutti i professionisti dell’Aeronautica, sono in ogni momento pronti ad innalzare sempre più l’asticella di un’esecuzione, della messa a punto di un motore, dell’eleganza di un tonneau, in un avvicinarsi, tendere, aspirare continui a qualcosa che mancherà, non si ottiene, poiché ogni posta raggiunta potrà essere costantemente, in perpetuo distrutta e ricostruita, più efficace, più bella. Immaginiamo un grande “lavoro di squadra” dietro l’esecuzione del programma presentato dal Maestro Pantaleo Leonfranco Cammarano e di interessante ricerca a partire dalla felice scoperta dell’Intermezzo Sinfonico di Antonio Cece: il suo Novecento di scuola napoletana è ricco di turgori melodici, dosa con molta accortezza luci, ombre, sfumature, sottolineate splendidamente da ance e ottoni. Di grande impatto anche un autore che è nelle corde del Maestro Cammarano, quel Giacomo Puccini che è stato evocato attraverso l’esecuzione della Tregenda da “Le Villi”, tra piccoli elementi ritmico-cantabili ripetuti, frantumati, ricomposti e sovrapposti e qualche piccanteria armonica, che ha posto in bella luce tutte le sezioni, alle quali sono state richieste fine sensibilità timbrica e finezza d’emissione. Omaggio anche per Pietro Mascagni, padrino della banda, con la sinfonia da “Le maschere” che aprì il secolo breve. Un brano di non facile tessitura ed esecuzione, in una partitura tutta slanci e passioni, diretta con razionalità ed equilibrio.
Unico e accattivante il florilegio di melodie chapliniane arrangiate da Peeters, un bell’affresco molto colorato tra fulmini ritmici e armonici, con la banda che si è mossa sempre a proprio agio tra pagine immortali quali Limelight o la passeggiata de’ Il Monello, echi di Smile e Je cherche après Titine. Canta Napoli con un medley di Renato Carosone e dintorni con “Torero”, “O sarracino”, “Pigliate na’ pastiglia”, “Tu vuo’ fa l’ americano” , pagine che hanno assunto una rinnovata “veste” grazie ad arrangiamenti originali, sino a “Caravan Petrol” che ha entusiasmato il pubblico presente il quale ha tributato alla banda un lungo ed affettuoso applauso. A seguire, ‘O sole mio , quasi un quadro, poiché la musica deve essere invenzione, capace di rubare immediatamente l’occhio, con ironia, garbo, profondità. Ancora musica da film, non centratissima per questo programma, con le partiture per leitmotiv di Howard Shore per “The Lord of the Rings”, una pagina di difficile trascrizione per mescolanza di influenze e timbri diversi, offerti anche da strumenti etnici, e quel senso del diverso, dell’alienazione, accentuato anche da svariati accorgimenti melodici e ritmici, che non abbiamo percepito in questa proposta della banda.
Finale nel “Blu dipinto di blu”, come di prammatica, con Domenico Modugno e la sua sfida nel 1958 a Sanremo. Una canzone che stravolse il mondo della canzone italiana mettendo le ali ad un Italia “In volo verso il futuro”. Standing ovation per una formazione che assimiliamo ad un meccanismo d’alta orologeria, in cui c’è tanta tradizione di fiati salernitana, anzi vorremmo dire anche bandistica, con il sax alto di Sebastiano Ventriglia, il clarinetto di Massimo Buonocore, il flicorno di Enzo Cozza, il flauto di Pantaleone Lenza e le percussioni di Giuseppe Costa, una banda “fuoriserie” con tanti cavalli di razza da guidare, accortamente, in guanti bianchi, come sa il Maestro Cammarano consapevole erede della nostra tradizione musicale.
Fotografie di Pasquale Auricchio