Lunedì 24 luglio, alle ore 21,30, secondo appuntamento per la XX edizione de’ “I Concerti del Lunedì” di Pisciotta firmati da Mauro Navarra con il Quintetto Hic Sunt Leones, per un concerto dedica ad uno dei capiscuola del jazz italiano, scomparso due anni fa
di OLGA CHIEFFI
Terzo appuntamento per “I concerti del Lunedì”, rassegna organizzata dal Comune di Pisciotta, con la direzione artistica del Maestro Mauro Navarra e l’organizzazione dell’Associazione “Artisti Cilentani Associati”, con il patrocinio della Regione Campania, del Ministero della Cultura, finanziato dall’Unione Europea NextGeneration.EU. Lunedì 24 luglio la Piazzetta Pagano di Pisciotta risuonerà delle note del jazz classico con il quintetto Hic Sunt Leones, composto dalla vocalist Joulia Baricheva, dal chitarrista Massimo Ronzi, con Antonio Bologna al pianoforte, Alessandro Favaro al basso, e Mattia Zanlorenzi alla batteria. L’omaggio è per il caposcuola della chitarra jazz in Italia, Franco Cerri, uno straordinario musicista, che ha suonato fino alla fine, con quella incredibile voglia di vivere, i suonare, esporsi, progettare. Nel mondo musicale di Franco Cerri, l’armonia ha sempre avuto una attenzione particolare. Una originale ed articolata sequenza armonica è la principale caratteristica che una canzone doveva possedere per essere inserita nel suo repertorio. La personalizzazione di un tema è prassi comune e necessaria per ogni artista ed in ogni genere, ma nella musica jazz assume l’aspetto di una “riscrittura”: coinvolge melodia, armonia, strutture, tonalità, ritmica, velocità… al punto da sembrare quasi una nuova composizione. Non a caso Cerri “rinominava” i suoi arrangiamenti, così che: “Autumn Leaves” diventava “Le mie foglie”, “Night and day”, “Senza tregua”, “Caravan” “Comitiva”…”Laura” diventa “L’aura”. Traduceva a suo modo anche le indicazioni musicali: “Intro” diventa “Itron”, “Coda” “Cado”, “Improvvisare” invece, “Fai da te”…ed anche nelle dediche non resisteva quando: “Nel bene e nel male” diventa “Nel bene e nel meno bene”. Nelle versioni di Cerri la riconoscibilità del tema originale è stata sempre garantita grazie alla melodia chiaramente presentata. Cerri ha avuto, infatti, sempre ben presente che non bisogna mai togliere al pubblico il piacere di riconoscere ciò che sta ascoltando. La profonda originalità, direi meglio unicità della sua musica, sta nelle scelte armoniche che sorreggono il tema e gli assoli. Questo aspetto viene notato da tutti, musicisti esperti e semplici ascoltatori, perché le nuove armonie creano un diverso ambiente sonoro.
Le linee armoniche di Franco Cerri sono frutto di una ricerca attenta e messe a punto con impegno. Spesso riviste, come si può notare dalle varie versioni dello stesso brano realizzate a distanza di tempo. L’armonia nella musica è quello che nella fotografia è lo sfondo; lo stesso soggetto può essere ritratto su sfondi diversi. Non ci saranno accordi “sbagliati” a sostenere una nota se vengono inseriti in un flusso logico. E’ sempre ciò che segue che giustifica ciò che precede. Questo vale sia per le sequenze armoniche che per le frasi melodiche; non importa da dove si parte e come si procede se poi si conclude al punto “giusto”. E’ la rivincita della “pratica” sulla “teoria”.Accettato questo principio, i percorsi armonici possibili si amplieranno in modo praticamente infinito. L’attenzione che Cerri poneva alla linea di basso era primaria. E’ la linea del basso, quella che viene comunemente chiamata la “seconda melodia”, a guidare tutto l’andamento armonico. Cerri all’inizio della sua carriera professionale era considerato un ottimo bassista, richiesto forse ancora più che come chitarrista. Tutto ciò si avvertiva chiaramente nel suo modo di armonizzare. Egli usava scrivere una linea di bassi mentre cantava la melodia per poi armonizzare queste note di basso con le forme di accordo che ritiene più adatte, guidato dal suo orecchio. Su queste ragioni estetiche il Quintetto snocciolerà uno dopo l’altro alcuni dei motivi che hanno fatto la storia del jazz, quasi una piccola enciclopedia del jazz appunto, alla corte dei più grandi, dei colossi: Django Reinhardt, Chet Baker, John Coltrane, Duke Ellington, gli autori a lui più cari.