GRAFFIANDO di Olga Chieffi GRAFFIANDO di Olga Chieffi
  • Arte
  • Concerti
  • Opera
  • Sinestesie
  • Teatro
  • CONTATTI

Archivio

  • Giugno 2025
  • Maggio 2025
  • Aprile 2025
  • Marzo 2025
  • Febbraio 2025
  • Gennaio 2025
  • Dicembre 2024
  • Novembre 2024
  • Ottobre 2024
  • Settembre 2024
  • Agosto 2024
  • Luglio 2024
  • Giugno 2024
  • Maggio 2024
  • Aprile 2024
  • Marzo 2024
  • Febbraio 2024
  • Gennaio 2024
  • Dicembre 2023
  • Novembre 2023
  • Ottobre 2023
  • Settembre 2023
  • Agosto 2023
  • Luglio 2023
  • Giugno 2023
  • Maggio 2023
  • Aprile 2023
  • Marzo 2023
  • Febbraio 2023
  • Gennaio 2023
  • Ottobre 2022
  • Settembre 2022
  • Luglio 2022
  • Maggio 2022
  • Gennaio 2022
  • Febbraio 2021
  • Gennaio 2020
  • Novembre 2019
  • Settembre 2019
  • Agosto 2019
  • Marzo 2019
  • Febbraio 2019
  • Gennaio 2019
  • Novembre 2018
  • Ottobre 2018
  • Settembre 2018
  • Agosto 2018
  • Gennaio 2018
  • Marzo 2017
  • Febbraio 2017
  • Dicembre 2016
  • Dicembre 2015
  • Novembre 2014
  • Luglio 2014
  • Aprile 2014
  • Ottobre 2013
  • Gennaio 2013
  • Novembre 2011
  • Ottobre 2011
  • Luglio 2011
  • Luglio 2009
  • Dicembre 2003

Categorie

  • Arte
  • Concerti
  • Opera
  • Sinestesie
  • Teatro
  • Arte
  • Concerti
  • Opera
  • Sinestesie
  • Teatro
  • CONTATTI
786 Likes
679 Followers
CONTATTI
GRAFFIANDO di Olga Chieffi GRAFFIANDO di Olga Chieffi
GRAFFIANDO di Olga Chieffi GRAFFIANDO di Olga Chieffi
  • Arte
  • Concerti
  • Opera
  • Sinestesie
  • Teatro
  • CONTATTI
  • Concerti

La IX di Beethoven un monumento sminuito

  • Febbraio 6, 2025
  • Olga Chieffi
Total
0
Shares
0
0
0

Una delle “rotture” della musica ha inaugurato il 2025, dell’Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi, affidata alla bacchetta di Francesco Ivan Ciampa con solisti Juliana Grigoryan, Dmitry Korchak, Elmina Hasan e Mikhail Petrenko. Poche prove, niente raddoppi, per una partitura, indomabile da un gesto astenico, nascosto dietro il termine spirituale. Diverse le incomprensioni tra le sezioni dell’orchestra finanche nell’attacco del soprano. Il corale ha messo tutti d’accordo, fino al bis del finale

 La IX sinfonia in re minore per soli, coro e orchestra, op.125 “Corale” di Ludwig Van Beethoven ha inaugurato, seriamente, dopo l’abituale concerto di Capodanno, il nuovo anno musicale del Teatro Verdi di Salerno e della sua orchestra. Uno sforzo disumano, per prove ed esecuzione, questa richiesta agli strumentisti, venuta tra una Traviata, i tre appuntamenti del primo giorno dell’anno, la VII sinfonia del genio tedesco a seguire, che è andata a sostituire l’annunciata Sinfonia n. 9 in Mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo” di Antonin Dvoràk e il concerto per violino in Re Maggiore op.35 di Petr Ilic Cajkovskij, che ha salutato quale solista Pavel Berman. Francesco Ivan Ciampa sul podio. Le aspettative per l’esecuzione di questo monumento, concerto clou del cartellone di gennaio di Musica d’artista, firmato da Daniel Oren e Antonio Marzullo, erano elevate per questo evento, considerando la grande importanza e la complessità dell’opera. Purtroppo, Il direttore che, a sua detta, ha inteso scegliere una via spirituale per la lettura di questa opera, ha evidenziato un gesto astenico, che ha causato diverse incomprensioni tra le sezioni, a cominciare dagli ottoni, i corni che hanno sporcato diverse entrate, diversità d’intenzione, di fraseggio, tra gli archi, un approccio un po’ superficiale, ad un’opera particolare e atipica. Non è la parte iniziale con la sua caratteristica quinta vuota l’inizio per antonomasia, che ha messo in difficoltà la formazione, e il movimento conclusivo il Finale per eccellenza? Il fatto che abbia concepito Beethoven il Finale della Nona in forma di variazione, si chiarisce in tutta evidenza con l’idea di una fusione estatica e globale, nata da una figura centrale e realizzata con mezzi musicali autonomi. E questo carattere è insito nello stesso tema della “Gioia”. Come sintesi ideale – ma questa volta nel senso d’una ricerca abissale – si configura l’Adagio molto e cantabile, anch’esso in forma di variazione. Ma intanto il mondo della Nona Sinfonia è ben più ampio: se nei primi due movimenti si liberano forze esistenziali poderosamente tese, in quello lento l’io diviene consapevole della forza del ripiegamento interiore e delle istanze emotive, mentre il Finale instaura per l’ultima volta nella storia della musica quell’armonia tra ordine umano e cosmico-divino, quale è resa possibile dalla volontà morale della personalità creativa di Beethoven, in un’epoca in cui lo straniamento già cominciava a profilarsi all’orizzonte. Di questo giusto tentativo di lettura ci è giunto un apparente caos e la povertà timbrica nella prima parte, l’energia insufficiente della seconda, la fiacchezza e i colori sbiaditi dell’Adagio, che ha disassato la partitura del genio tedesco, nuances e di equilibri delicati tra le diverse sezioni. È andata un po’ meglio la celeberrima quarta parte, dove il coro preparato da Francesco Aliberti, pur tra tante spigolosità e sufficiente amalgama è riuscito a rendere più vitale l’esecuzione della sinfonia. Disorientate anche le quattro belle voci, poco valorizzate, impegnate nel capolavoro beethoveniano, pur messe a dura prova dalla scrittura, Juliana Grigoryan, Dmitry Korchak, Elmina Hasan e Mikhail Petrenko, con il soprano che si è trovato seriamente in difficoltà nel suo intervento solistico. Un risultato finale nel complesso, caratterizzato da sonorità piatte e dalla mancanza dei tipici “tuoni” beethoveniani. La nostra tradizione resta quella dei legni, con menzione, per i flauti guidati da Antonio Senatore, con a fianco Mario Montani e l’ottavino sopra le righe di Vincenzo Scannapieco, virtuosi non solo dal punto di vista tecnico, ma soprattutto interpretativo, capaci di raffinatezze d’espressione, su di una tessitura acuta per l’intera partitura, risolta con una sicurezza stupefacente, in accordo con clarinetto ed oboe, alla eterna ricerca di un timbro caldo e rotondo anche nei passaggi di maggior esposizione. Non è stato il Beethoven idealistico e marmoreo che qualche purista in sala si attendeva, né quello nervoso e coinvolgente, lirico e magnetico, al quale ci ha ben abituato il Maestro Daniel Oren. Per Husserl, “il maggior pericolo dell’Europa è la stanchezza”, ci stiamo cadendo in pieno, e l’esecuzione di questa sinfonia in questi tempi ha da riaccendere proprio la grande e disperata vitalità che dovrebbe governare la Storia, fuori di qualunque “stanchezza”, ovvero la resurrezione dello spirito, da ottenere calandosi nelle viscere del suono, per offrirne lo specchio percepibile, in modo da far risvegliare questa nostra società piagata dalla barbarie morale, che sta conducendoci a un disfacimento totale, e riuscire, così, a far rinascere quell’eroismo della ragione che è proprio dello spirito umano “O Freunde, nicht diese Töne! Sondern laßt uns angenehmere anstimmen und freudenvollere”. Applausi e bis del finale.

Total
0
Shares
Share 0
Tweet 0
Pin it 0
Olga Chieffi

Potrebbe interessarti anche
Leggi tutto
  • Concerti

Amii Stewart e il violino contaminato di Alessandro Quarta

  • Olga Chieffi
  • Giugno 14, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

Ermonela Jaho: The nearness of you

  • Olga Chieffi
  • Giugno 12, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

The indispensable Ermonela Jaho

  • Olga Chieffi
  • Giugno 8, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

Mahler e Brahms: paesaggi interiori

  • Olga Chieffi
  • Giugno 3, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

Un ponte di note tra Romanticismo e Verismo

  • Olga Chieffi
  • Maggio 16, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

Grubert, Pagliani, Picone: Violin reflections

  • Olga Chieffi
  • Maggio 16, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

Jazz e pop al Martucci tra passato e futuro

  • Olga Chieffi
  • Maggio 12, 2025
Leggi tutto
  • Concerti

La padronanza retorica di Jacopo Sipari

  • Olga Chieffi
  • Aprile 18, 2025

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Articoli Recenti
  • 1
    Amii Stewart e il violino contaminato di Alessandro Quarta
    • Giugno 14, 2025
  • 2
    Ermonela Jaho: The nearness of you
    • Giugno 12, 2025
  • 3
    The indispensable Ermonela Jaho
    • Giugno 8, 2025
  • 4
    Mahler e Brahms: paesaggi interiori
    • Giugno 3, 2025
  • 5
    Un Rigoletto tra Salò e Salon Kitty
    • Giugno 3, 2025
LEGGI ANCHE
  • Il sogno sulle punte di Don Quixote
    • Maggio 20, 2025
  • Un ponte di note tra Romanticismo e Verismo
    • Maggio 16, 2025
  • Grubert, Pagliani, Picone: Violin reflections
    • Maggio 16, 2025
CATEGORIE
  • Arte (47)
  • Concerti (232)
  • Opera (65)
  • Sinestesie (59)
  • Teatro (50)
GRAFFIANDO di Olga Chieffi GRAFFIANDO di Olga Chieffi
  • T&C
  • Privacy Policy
Recensioni, musica, teatro, arte, danza, fotografia e spettacolo a cura di Olga Chieffi

Inserisci la chiave di ricerca e premi invio.

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok