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Il ritorno del critico musicale “ben temperato”

  • Ottobre 24, 2024
  • Olga Chieffi
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Risposta alla lettera di contestazione alla presentazione dell’opera I Normanni a Salerno che andrà in scena stasera in forma di concerto con “musica dal vivo”, solisti e coro, nella riduzione per canto e pianoforte “grande”

 M’è d’ obbligo rispondere alla presta e superficiale letterina  inviata al direttore di “Le Cronache” dal legale dell’ Associazione “Temistocle Marzano”, presieduta da Eugenio Paolantonio, all’indomani della presentazione dell’opera “I Normanni a Salerno” scritta da Temistocle Marzano nel 1872 su libretto di Bardare, la cui ripresa andrà in scena stasera, gratuitamente, quindi, senza alcun danno finanziario per gli organizzatori, al Teatro Augusteo. E’ al Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno e ai suoi Maestri Enrico Renna, Domenico Giordano, Giusto Pappacena e su tutti Vittorio Ambrosio, che devo l’incoraggiamento deciso e affettuoso ad intraprendere la strada della critica musicale, principiata con una delle massime espressioni musicali che fu il Salerno Festival dal 1987 al 1992. Maestri e non docenti, allieva e non studentessa, in questo cambio di regole, formule, piani di studio, titoli, in cui c’è il rischio di diventare legulei e dimenticare l’essenza di una scelta di vita che è quella di “far musica”, senza soluzione di continuità, sia solo pensandola, ci piace, scrivere, pronunciare e riconoscere e “predicare” Maestro chi lo merita e lo ha guadagnato, per sempre. Non è nelle mie corde sciorinare curricula e titoli, crediti e collaborazioni, ma godo dell’amicizia e della stima di Maestri veri, di dirigenze di festival e teatri internazionali, non ultimo del nostro massimo. E’ da qualche tempo, ormai, che Salerno e il suo pubblico, pur rispettando il Totem della Cultura, è portato ad attribuire il preventivo assenso a coloro che gli vien detto incarnare tale obelisco. La stampa è da tempo “rassegnata”, per non parlar delle pagine culturali e del gusto della recensione finemente tecnica, non di “colore”, che è, ormai, scomparsa da qualche decennio. La nostra testata, grazie alle larghe vedute, speziate da un briciolo d’incoscienza, del direttore Tommaso D’Angelo, ha fatto della recensione musicale, teatrale e d’arte una delle sue apprezzate caratteristiche, divenendo in diverse occasioni una specie di macigno provocante piccoli maremoti nella morta gora della cultura salernitana, sgretolando falsi miti cittadini, creati da una stampa asservita e consenziente. Quanto pubblicato nell’articolo del 14 ottobre 2024, redatto a seguito della ricezione del comunicato stampa inviato dall’ufficio stampa dell’Associazione Marzano, privo di qualsivoglia firma, non si tratta affatto di una recensione, non si è parlato di esecuzione, di direzione, di voci, di timbro, tecnica, agilità, scelte di fraseggio, di recitazione o allestimento, ma è una riflessione, fatta su di un’opera alla quale abbiamo assistito per ben due volte, nel gennaio del 2006, al Verdi di Salerno e a fine ottobre del 2007 al teatro Politeama di Napoli, con partitura e libretto alla mano, collazionati da microfilm, dal Maestro Gaetano Santucci, con libretto reso fruibile dal Maestro Ginevra De Majo, carissimi amici musicisti, quindi, “usurpata” da Eugenio Paolantonio, il quale non essendo affatto un compositore, né avendo alcun studio musicale, se ne è attribuita l’edizione critica, ponendosi così alla pari di un Alberto Zedda. Denunce e testimonianze accompagnarono la prima di quest’opera, proprio per l’attribuzione di questa edizione, ma, nel suddetto articolo, l’opera, viene solo illustrata a volo d’uccello, nonché espresse tutte le perplessità nell’ascolto, col solo accompagnamento del pianoforte, di questa partitura, che è in pratica, un coacervo di stili, spalmati in quattro atti, che guarda al grand opéra, ridotta in un’ora e mezza senza orchestra. Circa il collega il quale ci ha fatto pervenire la sua nota stampa, non è d’uopo definire un pianoforte a coda “grande” pianoforte  o che in una serata dedicata alla lirica con solisti e coro ci si possa prendere il merito di fare “musica dal vivo”: la musica è un’arte e fantasie su di essa non se ne possono realizzare, a meno che non si componga o si esegua, appunto, una “fantasia” . Il progetto “I Normanni a Salerno” 2024, del quale si è letto su qualche testata che addirittura sia una ripresa dopo 133 anni, crediamo abbia avuto in concessione il teatro Augusteo ed già è tanto, poiché non tutti possono usufruire di questo atto di condiscendenza, da parte dell’amministrazione comunale. Per di più, noto una certa disabitudine o, meglio “cattiva fede”, nel leggere un semplice e chiaro articolo di giornale, poiché, è lampante che nell’articolo si citi il progetto dell’ “epoca”, ovvero del 2006, che fu finanziato dalla regione Campania, dalla Provincia e dal comune di Salerno, affatto concluso nelle sue rappresentazioni nelle città Normanne. Il finale dell’articolo contestato è un monito a tutte le istituzioni, in tutti i campi e per tutti i progetti che verranno sottoposti, a pensare e ad informarsi bene chi e cosa si appoggi, anche solo concedendo il patrocinio morale o il palco o la logistica, poiché ci sono cartelloni, prestigiose associazioni, che hanno avuto il placet del Ministero della cultura, le quali portano il nome della città in giro per l’Italia, che sono puntualmente ignorate dalla locale amministrazione. Good Vibes a tutti.

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Olga Chieffi

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