Gran successo di pubblico per l’ottetto che ha intensamente chiuso la XIX edizione di Equinozio d’Autunno con lo spettacolo “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”, voluto fortemente dal sindaco di San Giovanni a Piro, Ferdinando Palazzo, il quale ha finanziato l’intera manifestazione pur di far “risplendere” la cultura
di OLGA CHIEFFI
E’ terminato sulle note di “Nessun dorma!” il concerto di Elio e le Storie Tese, che ha posto un aureo sigillo alla XIX edizione di Equinozio d’Autunno, dal titolo “Tutto splende” e aggiungeremmo, nonostante tutto. Un grande ed eterogeneo pubblico ha affollato il porto di Scario, composto da diverse generazioni, con persone intervenute anche dai comuni viciniori, per non mancare alla messa profana celebrata da Elio, uno spettacolo polisemico dal titolo “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”, voluto fortemente dal sindaco di San Giovanni a Piro Ferdinando Palazzo, il quale non si è arreso alla mancanza di fondi, finanziando l’intero cartellone. Il primo cittadino, il suo vice Pasquale Sorrentino e il direttore artistico della manifestazione Don Gianni Citro, hanno gettato un vero e proprio proclama dal palco, sulle tracce di Elio, un chiaro invito a “fare” se si vuole cambiare, sulle tracce di Anassagora che riteneva le mani le parti più importanti di un essere umano essendo l’ intelligenza dell’ uomo, perché è proprio grazie alle mani che l’ uomo è in grado di modellare la realtà. Un messaggio lanciato anche dal retropalco prima del concerto, quando Elio ha incontrato giovani “speciali”, tra cui il panettiere Vincenzo Bardascino, che ha aperto il suo forno di comunità in Eboli, sfornando il pane, forse il simbolo più alto e salvifico di cosa si possa fare con le mani. Era stata promessa una messa ed Elio ha scelto di iniziare proprio con il Kyrie dalla Messa in si minore, BWV 232 di Johann Sebastian Bach con la voce fuori campo di Vittorio Cosma che riferisce di musica che non vuole dire niente, un po’ vuota nei significati: “Ascoltiamo i rapper che si fanno arrestare in diretta su Tik Tok, ma anche questa musica acquista significato, se la ascoltiamo nel Cristo”. Quindi, parte un invito alla preghiera collettiva, con l’invito a partecipare ai big della musica italiana Marco Mengoni, Miss Keta, Mr.Rain, Massimo Pericolo, Sfera, Baby Gang, Simba La Rue, Niko Pandetta, fino alla loro entrata sul palco, in total white con Elio in giacca e bermuda con tanto di reggi calze vintage, sulle note de “La terra dei cachi” datata 1996 e mai così attuale. Il concerto è un viaggio nelle melodie e nei testi di Elio da “Uomini col borsello” a “Il vitello dai piedi di balsa” con la coda in ritmo salsa fino a “Supergiovane”, con prelude in Blues di Faso a voce e basso. Non c’è calo di tensione, poiché si passa dai “Brividi” di Mahmood e Blanco, con Mangoni in grande spolvero, il “Valzer transgenico”
cardellini alcolizzati ,“La follia della donna”, a caccia di griffe e scarpe tra Renato Zero, Pink Floyd e politicamente scorretto, “Jimmy Il Pedofilo”, che ha fatto impazzire l’uditorio che conosceva tutti i testi a memoria. Una “bomba “sociale, al tempo, ovvero quarant’anni fa una bomba sociale oggi con testi ricchi di linguaggi colorati, anche strampalati, personaggi inventati e stravaganti, non lontani dai nostri umoristi di inizio Novecento, del cosiddetto ridere scemo, ovvero, Ennio Flaiano, Achille Campanile, Cesare Zavattini. Ricomincia la messa e Dio si preoccupa di rimettere a posto i ritmi dei percussionisti, supportato da Ethan Torchio e con le parole magiche di Tullio de Piscopo, il tutto tra tanta energia, groove, virtuosismi, poiché tutto è eseguito con tecnica e professionalità, facendo anche teatro e trasformando lo spettacolo in un grande melodramma. Tutte da citare le canzoni, da Pork & Cindy e Urna, con intermezzi dello storico Luca Mangoni che scende in pista con i suoi costumi e la sua verve incandescente fino a strappare la standing ovation. Ovazioni per tutti i musicisti, le due tastiere poliedriche e molto ben assortite Cosma e Jantoman, Cesareo alla chitarra, l’ottima Paola Folli ai cori, con i due giovani batteristi iscritti al sindacato svizzero Riccardo Marchese e Paolo Rubboli e naturalmente per il frontman Elio che ha inteso suonare anche il flauto che è stato completamente coperto dalla ritmica. Significativi anche i fondali con chiari riferimenti a Basquiat e Crumb. Poi il coro dei fan “Forza panino” in memoria di Paolo Panigada e la chiusura con “Tapparella”. Dalla piazza un messaggio forte d’amore attraverso questo far musica che sa farsi narrazione, alchimia di significati alla ricerca del senso e di una soluzione che si è trasformata in un invito a non dormire, mai: Nessun dorma!