Le quattro giornate dell’Associazione Alessandro Scarlatti ospite della chiesa di San Giorgio, si concluderanno questa sera, con inizio alle ore 19,30, per una non stop con Alessandro Volpe, Michele Pinto, Lorenzo Ginetti e Leonardo Di Luccia.
di OLGA CHIEFFI
Gran finale questa sera alle ore 19,30 per il progetto dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart, ospite per quattro giornate e ben sette concerti in quello scrigno barocco che è la Chiesa di San Giorgio. Quattro serate promosse dalla Associazione Alessandro Scarlatti indovinato contenitore per l’esecuzione dell’integrale delle opere pianistiche da camera del genio salisburghese, affidate ai migliori allievi del magistero pianistico del Conservatorio Statale di Musica “G.Martucci” di Salerno.
Sarà Alessandro Volpe, allievo di Tiziana Silvestri, a dar principio alla serata con la Sonata n°12 in Fa maggiore K 332, che cela, dietro l’apparente semplicità, una impressionante varietà di atteggiamenti espressivi. Ciò è riscontrabile già nel primo gruppo tematico, che presenta ben quattro “sottotemi”, tutti differentemente caratterizzati: il primo inciso presenta una cantabilità spiegata, il secondo è contrappunto a tre parti, che termina con una cadenza in forte: quasi come se la Sonata fosse già finita. Da qui sgorga il terzo inciso, una fanfara che evoca corni e legni, dove il precedente lirismo lascia il posto ad un incedere di danza. Anche questo finisce con ripetute cadenze, stavolta in piano. Serve a preparare il contrasto con l’entrata del quarto inciso, che funge da ponte modulante, introducendo drammaticamente la tonalità di re minore. Il secondo gruppo tematico, alla dominante, inizia con un tema che certamente ha influenzato Giuseppe Verdi quando ha composto La donna è mobile. Anche qui abbiamo una graduale evoluzione tra il grazioso e il drammatico, fino agli sforzati in sincope. Il secondo movimento è un ispiratissimo Adagio in forma sonata, ma senza sviluppo. Il primo tema è squisitamente belcantistico, strumentato come una voce accompagnata da un basso albertino. Il secondo tema ha caratteristiche strumentali, evocando la scrittura per trio d’archi. Il terzo movimento è uno dei più virtuosistici brani pianistici di Mozart. Abbondano i piano improvvisi, funzionali alle trovate umoristiche del brano, così come gli sforzati sul re bemolle mano sinistra. Inaspettata la conclusione in pianissimo, che contraddice il tono brillante con cui era iniziato il movimento. Passaggio di testimone a Michele Pinto, appartenente al magistero di Salvatore Giannella, il quale si cimenterà con la sonata n°17, K570 in Sib maggiore composta nel 1789. Lo stile del tardo Mozart è qui rappresentato dall’uso di pochi elementi tematici e da una espressività essenziale, quasi scarna. L’Allegro, in tre quarti, inizia con un andamento simile a quello della Sonata K 332, ma dal fraseggio più statico e le prime quattro battute non hanno alcun rivestimento armonico, disegnando il tema con un semplice raddoppio in ottava. L’Adagio, in mi bemolle maggiore, è in forma di Rondò, con una struttura complessa. Si apre con un semplice inciso che evoca il timbro di due corni e, nella ripetizione all’ottava alta, di clarinetti e flauti. Si passa bruscamente a toni scuri e fatalisti, accentuati dai ribattuti della mano sinistra e dalle dissonanze delle appoggiature per terza della mano destra. Il ritorno del tema iniziale suonerà al contempo consolatorio e nostalgico, specie nella Coda. Nel seguente Allegretto Mozart gioca su accentuazioni inaspettate e dissonanze tra basso e melodia. Il clima ludico permane anche nelle successive sezioni, tutte con una accentuata caratterizzazione ritmica. La sonata n°18 in re maggiore K576, sarà invece eseguita da Lorenzo Ginetti, allievo di Massimo Trotta. La Sonata datata 1789 è caratterizzata da una scrittura che rivela una notevole economia di mezzi, e anche qui il secondo tema ripropone elementi del primo, sovrapposti in contrappunto. Il tono è brillante e umoristico, con numerose sorprese e inattesi sbalzi di carattere. Il movimento si apre con un tema di fanfara che disegna l’accordo di re maggiore. Subito, però, la fanfara si ferma e lascia il posto ad una serie di gruppetti alternati a pause, che danno alla frase un tono dubitativo. Il secondo tema, riprende un elemento del primo (la fanfara), sovrapponendolo in canone. Il secondo movimento è tra i più ispirati ed enigmatici adagi mozartiani. In forma ABA, inizia con un tema in la maggiore, contraddistinto da una cantabilità rarefatta e resa ambigua dai numerosi cromatismi. La seconda parte, in fa diesis minore, è struggente e ricorda da vicino l’Adagio del Concerto K 488. Il Rondò seguente riprende in chiave brillante le appoggiature cromatiche già sentite nell’Adagio. Il carattere giocoso e leggiadro del tema iniziale ricorda le arie di Papageno nel Flauto Magico. Il sigillo a questa maratona lo porranno Alessandro Volpe e Leonardo Di Luccia, allievo quest’ultimo, di Costantino Catena con due sonate l’Allegro e Andante in sol maggiore K357 e la sonata in Sib maggiore K358. La prima pagina nasce all’insegna di uno sperimentalismo che nell’Allegro si concretizza in un’esposizione sonatistica puntigliosamente strutturata, su di un tema rigido e scattante, mentre l’Andante è intimo e dimesso, di gusto biedermeier. La sonata seguente, di brillante originalità, strizza decisamente l’occhio alle voci dell’orchestra, che spiegano il carattere “sinfonico” della sonata, destinata a lui e alla sorella Nannerl.